Creare un modello
cromatico significa attribuire ai colori riferimenti precisi in modo
che siano riconoscibili e riproducibili in modo esatto.
Il problema della esatta
riproduzione di un colore è molto importante per molti processi
industriali, si pensi all'industria delle vernici, dei cosmetici e le
problematiche relative alla fotografia, alla televisione ed ai
computer, per citare solo alcuni dei casi più evidenti.
Questo problema è stato
affrontato fin dall'antichità da pittori e scienziati e risolto con
vari metodi basati sulla variazioni di sensazioni rispetto ad alcuni
colori predefiniti.
Solo negli ultimi due
secoli sono stati introdotti metodi oggettivi basati su misurazioni
con strumenti che permettono di assegnare ai vari colori delle
coordinate numeriche.
Il Colorimetro
Vediamo lo schema di come
può essere concepito uno strumento che permetta di misurare un
colore partendo da alcuni colori primari.
Tre proiettori con
diaframma regolabile (per esempio da 1 a 100) irradiano luce
monocromatica
Se si proietta la loro
luce su uno schermo bianco si possono ottenere, mediante regolazione,
una grande quantità di colori composti. Sullo stesso schermo si
proietta la luce di cui si deve misurare il colore quando le due luci
proiettate hanno lo stesso colore si possono prendere i valori di
regolazione dei proiettori come coordinate di quel colore
Il confronto in questo
tipo di colorimetro, è valutato ad occhio e poiché la percezione
dei colori varia da persona a persona, solo se più di un osservatore
stabilisce che il confronto è positivi si può accettare la misura.
Nei moderni colorimetri per eliminare le incertezze di misura la
valutazione è fornita da strumenti che misurano lo spettro
(spettrofotometri) .
Un sistema che permette la
classificazione dei colori sulla base di variabili numeriche è
denominato spazio di colore. Si può considerare il Nero
come assenza di colore, cioè proiettori spenti, il Bianco è
dato dai tre proiettori al massimo e quando le tre quantità di
colore sono uguali abbiamo i vari livelli di grigio (cioè colori a
saturazione nulla). Ad ogni composizione di diverse luminosità si
ottengono colori diversi nelle varie sfumature come si è visto nella
sintesi additiva.
Diagramma cromatico
CIE
Per prima cosa occorre
tenere presente l’esigenza di definire il colore di una sorgente
luminosa in modo indipendente dalla potenza della sorgente
illuminante stessa o di una superficie prescindendo dalla quantità
di luce riflessa, tenendo presente unicamente la sua composizione.
Se le cose sono concepite
in questo modo le coordinate di un colore dipendono dalle tre luci
(rossa, verde, blu) del proiettore e dalla loro ‘purezza’. A
parte il fatto che non sarebbe facile fare in modo che tutte le
sorgenti luminose dei colorimetri, a livello mondiale, siano
esattamente uguali, abbiamo visto pure che non tutti i colori sono
ottenibili con sintesi additiva partendo da tre colori reali.
A questo punto conviene
evitare di addentrarci ulteriormente in tecnicismi e ci accontentiamo
di esporre i risultati ottenuti e le convenzioni stabilite nel 1931 a
livello internazionale nell’ambito della CIE (Commission
Internationale de l’Eclarage), un ente francese che ha dettato
regole universalmente accettate nell’ambito dell’illuminazione e
del colore.
Per prima cosa sono stati
scelti come campioni dei colori teorici di cui non esistono modelli
realizzati che vengono chiamati ipersaturi, cioè di una purezza
assoluta. In questo modo possono essere riprodotti il maggior numero
di colori che esistono in natura.
Secondo tali convenzioni è
stato realizzato un diagramma CIE dei colori reali che viene
riprodotto di seguito.
Diagramma CIE dei
colori reali
Poiché i primari scelti
sono colori teorici, vi sono delle coordinate cui corrispondono
colori non visibili ed il diagramma ha una forma che assomiglia
vagamente ad una campana o a ferro da stiro.
Nel punto (0.33, 0.33) in
cui anche la coordinata z ha lo stesso valore si ha un illuminamento
uguale per le tre componenti e quindi in questo punto il diagramma
presenta una zona bianca.
Il sistema CIE ha anche
uno sviluppo tridimensionale Z dal bianco al nero che tiene conto
della luminosità.
Si può notare che mancano
alcuni colori come ad esempio il marrone o il verde oliva, questo
perché si tratta di una sintesi additiva, una somma di luci, e la
luce marrone non esiste anche se esistono colori da stampa o vernici
marroni. Il marrone può essere considerato come un giallo molto
scuro, in effetti nella sintesi additiva il giallo crea problemi, non
a caso nel campo dell'alta fedeltà iniziano ad uscire monitor con
quattro colori base ed il quarto colore che viene aggiunto è proprio
il giallo.
Un diagramma di
cromaticità potrebbe essere concepito anche per descrivere la
sintesi sottrattiva, mettendo al centro al posto del bianco un grigio
scuro o un nero. Un simile diagramma però non è altrettanto
significativo perché vengono meno alcune proprietà come la
linearità delle mescolanze.
Per rappresentare la
luminosità occorre una terza coordinata, il che ci impedisce di fare
la rappresentazione sul piano, l’unica visualizzazione comoda che
si può stampare o visualizzare su un monitor. Osserviamo solo che
la luminosità che si può avere, collegata con la potenza della
sorgente luminosa si può ottenere solo con il bianco e non con altri
colori, questa diminuisce, in modo non lineare allontanandosi
dal punto del bianco posto al centro del grafico.
Importanti
caratteristiche del diagramma
Il
diagramma CIE dei colori è una vera e propria miniera di
informazioni, per il criterio con cui è stato costruito ha
innumerevoli proprietà.
Lungo il perimetro curvo
del diagramma si trovano tutti i colori dello spettro alla loro
massima saturazione, si tratta dei colori separati da Newton con il
prisma di vetro partendo da una luce bianca. La loro saturazione
decresce man mano che ci si avvicina la punto bianco centrale.
Nella
parte alta del diagramma si nota la zona dei verdi, nel
vertice a destra quello dei rossi ed in basso a sinistra la
zona dei blu ed è possibile indicare, partendo dall’angolo
in basso a destra e percorrendo la linea curva, le lunghezze d’onda
dei segali luminosi corrispondenti ai vari colori
Il
segmento rettilineo che congiunge i vertici inferiori si trovano i
colori porpora alla massima saturazione. L’illuminante C
corrisponde alla radiazione emessa da una superficie bianca
illuminata da una luce media diurna.
Per
la generazione di tale luce sono stati definiti alcuni parametri
costruttivi per le sorgenti luminose che garantiscono un affidabile
punto di riferimento.
Mescolanza additiva
Dati due colori che si trovano rappresentati sul
diagramma CIE nei due punti A e B se vengono composti tra loro danno
luogo ad una gradazione cromatica costituita da colori intermedi.
Tali colori si trovano
rappresentati da punti che si trovano sul segmento AB che prende il
nome di linea di mescolanza. Il
colore P è formato da un miscuglio dei due colori A e B in parti
proporzionali ai segmenti AP e BP.
Quando la linea di mescolanza passa per il punto C
unisce due punti che rappresentano due colori la cui somma dà il
bianco, quindi in base a quanto si è detto si tratta di due colori
complementari.
Nel caso della rappresentazione mostrato sotto A è un
blu e B è un giallo che come si è visto sono complementari.
Tale proprietà è vera anche per punti interni e quindi
il grafico può essere usato nella ricerca dei colori complementari.
Lunghezza d’onda dominante e saturazione
Dato un colore
rappresentato dal punto A se si traccia il segmento CA e lo si
prolunga fino ad intersecare il contorno della campana si ottiene il
punto P che rappresenta la lunghezza d’onda dominante del colore in
esame. Il punto P è a saturazione massima ed C ha saturazione
nulla, dato che A si trova sul
segmento PC si può definite il rapporto CZ/CA come la saturazione di
A.
= Saturazione percentuale di A
Il diagramma CIE è molto importante dal punto di vista
teorico ma, dal punto di vista pratico, non è lo strumento più
comodo per lavorare con il colore per cui sono stati messi a punto
altri spazi di colore che derivano da questo ma più comodi da
usare.
Gamut
di una periferica
Per
riprodurre dei colori in un monitor si devono usare sostanze in grado
di emettere una luce colorata mentre nel caso di inchiostri o vernici
si usano pigmenti, si tratta quindi di colori reali e non teorici che
hanno delle limitazioni.
Supponiamo
di avere tre modelli di luce che possono essere rappresentati sul
diaframma CIE nei punti R, G, B.
Miscelando
i colori R e G otteniamo dei colori che si trovano sul segmento RG e
così anche per gli altri due segmenti. Se misceliamo un colore sul
segmento RG con uno su BG il colore risultante si trova sul segmento
che unisce tali due punti e questa considerazione può essere fatta
per tutti i punti che si trovano sui lati del triangolo.
Dati tre colori R,
G, B tutte le possibili miscelazioni con essi danno colori che si
trovano all’interno del triangolo RGB
I colori che possono
essere generati da tale periferica sono quindi all’interno del
triangolo che unisce i tre colori primari, tale triangolo viene
chiamato Gamut della periferica.
Ogni periferica quindi
ha un suo Gamut che è un sottoinsieme del diagramma CIE ed è
perfettamente individuabile
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